Sono molto legato a queste immagini, realizzate, a tuttoggi , nel periodo più bello della mia vita. Eravamo soliti passare, con la famiglia, le vacanze nel mese di giugno a Palinuro.
Prendevamo sempre lo stesso bungalow in cima alla collina, quasi isolati, così che le gatte fossero libere di fare tutte le loro stupidaggini sugli alberi e sul tetto delle abitazioni sottostanti. Nell’arco della giornata il sole disegnava sui muri bianco-calce della casetta più vicina le ombre della vegetazione. Una sorta di meridina. Che di teempo si tratta: il crescere ed il declinare della stella.
Il breve trascorso cinematografico della gioventù mi fa pensare al trirrico “mattino, mezzodì e meriggio” come a tre fotogrammi di un film in cui non c’è stato movimento di macchina ma solo variazioni di composizione all’interno dell’inquadratura sia pur in contnuo. Ah… il movimento di macchina, quante discussioni e che bello è stato parlare di movimento con Carlo Ludovico Bragaglia, delle opere di suo fratello Anton Giulio e del contributo al movimento futurista.
Quell’anno, il 2006, avevo portato con me la M3 ed il summicrom 50 mm F2: Per me la miglior accoppiata in termini di potere narrativo. Appoggiai la fotocamera su un muretto e scattai tre fotogrammi a distanza di qualche ora uno dll’altro senza spostarla.
Ho realizzato le stampe al carbone l’anno dopo, su Annigoni, e trattandosi di ombre su di un muro imbiancato a calce ho pensato ad un fondo costituito da una mescola di gesso di Bologna e bianco di medoun. Ho sentito il bisogno di freddare un poco il nerofumo con del grigio di payne.
Lo spellicolato potrebbe sembrare una boutade tecnica, ma ho realizzato questo prodotto come ausilio didattico per i miei corsi di stampa al carbone: con questa tecnica l’immagine è costituita da materia pigmentaria intrappolata in un sottilissimo strato di gelatina. Tale strato giace sulla superficie del supporto e non all’interno. È proprio questo a dare grande presenza e matericità al “carbone”. In questo contesto inoltre vuol significare un’ombra appoggiata sull’intonaco.