Fra le tecniche antiche il carbone è il procedimento dotato di maggiore stabilità, la scala tonale più lunga e dettagli incredibilmene fini. Per chi conosce la stampa alla gomma bicromata, possiamo dire che ne rappresenta l'evoluzione, e questo è vero anche storicamente. L'immagine è costituita da accumuli di materia pigmentata, in pratica colore sciolto in gelatina animale, che giace "sulla" superficie del supporto e non al suo interno. I depositi sono proporzionali alla densità di colore, dunque le ombre sono più alte dei valori medi e via via divengono più sottili fino a scomparire in corrispondenza del valore "bianco"; questo determina una grande potenza, un impatto visivo robusto e la forma diviene tangibile. La tavolozza è legata al pigmento utilizzato, tanto da poter scegliere il punto di nero o stampare bicromie o quadricromie di selezione. Il supporto per antonomasia è la carta, di forte grammatura, ma conservano tutto il loro fascino anche le stampe su altri materiali come il gesso di Bologna, il plexiglas, l'alluminio. Richiede manualità, attenzione, calma e una buona dose di pazienza... Un valore aggiunto.