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FX1 sviluppo per altissima acutanza

26 Settembre 2004

L’uso del solo metolo come agente rivelatore nello sviluppo dà vita ad una famiglia di formule mitiche, vuoi perché utilizzate in passato dai grandi, vuoi perché i risultati forniti continuano ad essere eccellenti a fronte di una grande semplicità di preparazione. Questa sostanza, assieme al solfito di sodio, è in grado di fornire negativi morbidi e con grana molto fine, ma prolungando il tempo di trattamento si ottiene un gamma molto alto e dunque negativi molto contrastati.
Lo sviluppo più semplice è costituito da:

metolo5 gr.
sodio solfito anidro
100 gr.
100 gr.
Acqua per fare1000 cc.

In questa struttura base il solfito (che è anche un solvente del bromuro d’argento) agisce da conservante e contemporaneamente fornisce l’alcalinità sufficiente perché il metolo svolga la sua funzione (vedi la formula base degli sviluppi per negativi).
Il D-23 Kodak, utilizzato sovente da A. Adams, prevede:

metolo7,5 gr.
sodio solfito anidro100 gr.
Acqu per fare1000 cc.

Il dosaggio del metolo può aumentare ulteriormente (vedi 10+100+1000 o formula UNI).
Questo tipo di formulazione consente tra l’altro di usare il bagno come punto di partenza per un trattamento personalizzato, nel caso del D-23 si può utilizzare la tecnica del doppio bagno in acqua o in alcali o procedere alla diluizione 1:1 o 1:3 per ottenere compensazioni o aumentare l’acutanza (il bagno diviene one-shot).

Possiamo definire l’acutanza come la precisione con cui un pacchetto pellicola/sviluppo restituisce il passaggio netto fra una zona di luce ed una d’ombra; la sensazione visiva è di nitidezza. Il problema di una ridotta acutanza nasce dal fatto che i raggi di luce che colpiscono la pellicola in un determinato punto non vengono interamente assorbiti ma in parte diffusi sugli alogenuri circostanti determinando così germi di sviluppo. Ovviamente il fenomeno è tanto maggiore quanto maggiore è l’intensità della luce. Lo stesso dicasi per le aberrazioni delle lenti, la diffrazione di diaframmi troppo chiusi o mal posizionati o fenomeni assimilabili che avvengono all’interno della camera obscura. Uno dei modi per guadagnare acutanza, e comunque ridurre gli effetti indesiderati visti sopra, è quello di diluire il rivelatore, aumentare il tempo di sviluppo e ridurre l’agitazione: fisicamente le sostanze di ossidazione prodotte dall’annerimento delle zone più esposte vengono spinte ai margini di queste, impedendo e contrastando con la loro presenza l’annerimento limitrofo. La formazione di questa barriera chimica protettiva viene definita effetto adiacenza. L’agitazione comunque non può essere completamente eliminata per evitare macchie ed irregolarità di sviluppo.

Lo sviluppo per negativi FX-1 è in qualche modo legato a queste considerazioni, ma presenta una sofisticata evoluzione; vediamo dapprima la composizione, formulata da Geoffrey Crawley e pubblicata dal British Journal of Photography:

Soluzione stock A

metolo5 gr.
sodio solfito anidro50 gr.
soluzione di potassio ioduro allo 0,001%50 cc.
acqua per fare
1000 cc.

Soluzione stock B

sodio carbonato anidro25 gr.

Acquaper fare
1000 cc.

Per l’uso si utilizza una parte di A + una parte di B + 8 parti di acqua e si getta dopo l’uso. La soluzione A si conserva per qualche mese in bottiglia scura (meglio suddividere il contenuto in piccoli vasi privi d’aria).
Notiamo intanto una marcata diluizione dell’agente rivelatore e l’aggiunta di un alcali, ma elemento caratterizzante divengono soprattutto quei 50 cc di soluzione allo 0.001% di potassio ioduro, sostanza in grado di favorire l’effetto adiacenza; ne deriva uno sviluppo fortemente orientato all’ottenimento di immagini ad alta acutanza, o se si vuole, estremamente nitide.
Per la preparazione è indispensabile utilizzare acqua distillata a 32° (ve bene anche la deionizzata) ed un accorgimento per evitare la rapida ossidazione del metolo gia in fase di soluzione della sostanza è quello di iniziare con 900 cc di acqua, aggiungere subito un pizzico della quantità di solfito, poi aggiungere il metolo; a completa soluzione di questo si scioglie il resto del conservante.
La soluzione di potassio ioduro allo 0.001% si ottiene così: 1 grammo di sostanza in un litro d’acqua, di questa soluzione si prendono 100 cc e si diluiscono fino a 1 litro. Nuovamente si prendono 100 cc e si diluiscono in 1 litro. Questa è la percentuale richiesta, di cui occorrono 50 cc.
A questo punto si possono aggiungere 50 cc di alcool isopropilico con la funzione di proteggere la struttura chimica del metolo e diminuire l’agitazione necessaria. Si porta poi a volume. La preparazione della soluzione B non presenta problemi.
I tempi consigliati dalla Photographers’ Formulary Inc. con diluizione 1+1+8 a 20° sono fra i 12 e 16’ con 5 inversioni di thank ogni minuto, è consigliato inoltre di non eccedere nell’agitazione ed utilizzare un indice di esposizione doppio di quello indicato dalla casa produttrice del film.
Spinto dall’esigenza di negativi più nitidi e stimolato dai post di Franco Rolla sul forum ho eseguito un paio di test del FX1 che propongo come base di partenza per un’eventuale personalizzazione dei trattamenti o per testare altre accoppiate.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è tp-1.jpg

FX1vs POTA

La Technical Pan è una pellicola caratterizzata dalla pressoché totale assenza di grana e da una certa difficoltà nel trattamento poiché o viene sviluppata con rivelatori specifici o fornisce contrasti inaccettabili per esigenze pittoriche. Ho dunque confrontato la 135 mm sviluppata nel Pota con quella trattata nel FX1.

Technical pan 135 sviluppata nel Pota
Technical pan 135 sviluppata nel Pota
Technical pan 135 sviluppata in FX1
Technical pan 135 sviluppata in FX1

Technical Pan sviluppato in POTA
Technical Pan sviluppato in POTA
Technical Pan sviluppato in FX!
Technical Pan sviluppato in FX1

I fotogrammi sono stati esposti con lo stesso obiettivo su cavalletto, purtroppo una leggera velatura di cielo è sopraggiunta durante le riprese, ma sono riuscito a mantenere lo stesso diaframma e l’indice di esposizione precedentemente determinato secondo le indicazioni di Adams.
Le due immagini non presentano differenze sostanziali e solo un ingrandimento fino al 30×45 permette di notare nel fotogramma sviluppato con FX1 un’acutanza leggermente superiore.

La grana è assente in entrambi i casi tanto che per focheggiare occorre posizionare il focometro su una riga netta. La TP conferma la maggiore sensibilità verso il rosso rispetto alle pellicole tradizionali.

Questi i dati di sviluppo:

  • technical pan 135 rivelatore pota a 20° i.e. 20 iso
  • prebagno di stabilizzazione 2’
  • sviluppato per 7’ con 30” di agitazione iniziale poi ogni 30” con 3 energiche agitazioni come consigliato dalla kodak ( vedi scheda tecnica).
  • Il densitometro fornisce b+v 0,19 e queste letture reali
    zona I – 0.10
    zona V – 0.86
    zona VIII – 1.35
  • technical pan 135 rivelatore FX1 a 20° diluizione 1+1+10 i.e. 40 iso
  • prebagno di stabilizzazione 2’
  • sviluppato per 10’ con 30” di agitazione iniziale poi ogni 2’ con 3 rovesciamenti di tank.
  • Il densitometro fornisce b+v 0,16 e queste letture reali
    zona I – 0.10
    zona V – 0.73
    zona VIII – 1.15

pari ad un N-1 o un N nel caso di stampa con condensatore; da notare che con 12’ di sviluppo si ottiene 1.35 ed oltre in zona VIII viste le peculiarità della TP.
L’unico vantaggio a favore del FX1 in questo confronto non risiede tanto nei risultati quanto nel fatto che si può evitare il POTA, bagno che va preparato all’istante e subito raffreddato perché non si conserva. Il fenidone inoltre non è sempre facilmente reperibile e più costoso del metolo.

Fuji Acros 100


FX1 vs Rodinal

Per questo confronto ho utilizzato la Fuji acros 100 in formato 120, pellicola gia testata in passato con l’H vs RodinalD alla pirocatechina con eccellenti risultati; il rodinal per contro, alla diluizione 1+50, costituisce un buon termine di paragone, vuoi per l’affidabilità, la diffusione e la costanza di risultati.
Anche per questo set ho mantenuto il diaframma costante variando il numero di lampi richiesti dall’indice di esposizione. In teoria il metolo predilige esposizioni lente e prolungate piuttosto che il massacro di una serie di lampi, ma i risultati dimostrano comunque la validità del bagno in questione. La macro è nel rapposto di 1:1 ed il diaframma 22. L’asse ottico è decentrato con un leggero basculaggio alla ricerca del piano di fuoco più conveniente.

Fuji Acros 100 sviluppato in Rodinal
Fuji Acros 100 sviluppato in Rodinal

Fuji Acros 100 sviluppato in FX1
Fuji Acros 100 sviluppato in FX1

Gia una stampa 13×18 dal fotogramma 6×7 dimostra un deciso incremeto di acutanza ed una scala di grigi più secca.

mentre un ingrandimento fino al 50×70 magnifica le doti dello sviluppo. La scala dei grigi, che nella stampa piccolina poteva sembrare tagliata, in realtà è semplicemente più precisa, ma non meno ricca e la grana è molto fine. Al focometro i passaggi tonali sono evidenti, senza sbavature o aloni. La stampa trae grande vantaggio dall’uso di una sorgente puntiforme ed un’ottica di buona qualità.
I dati per questo test sono:

dettaglio dell'Acros sviluppato in rodinall
dettaglio dell’Acros sviluppato in rodinal
dettaglio dell'acros sviluppato in FX!
dettaglio dell’acros sviluppato in FX!

  • Fuji neopan 100 acros Rodinal 1+50 a 20° i.e. 80 iso
  • prebagno di stabilizzazione 2’
  • sviluppato per 18’ con 30” di agitazione iniziale poi ogni 1’ con 3 rovesciamenti di tank.
    zona I – 0.11
    zona V – 0.82
    zona VIII – 1.30
  • Fuji neopan 100 acros rivelatore FX1 a 20° diluizione 1+1+8 i.e. 200 iso
  • prebagno di stabilizzazione 2’
  • sviluppato per 18’ con 30” di agitazione iniziale poi ogni 2’ con 3 rovesciamenti di tank.
  • Il densitometro fornisce b+v 0.15 e queste letture reali
    zona I – 0.10
    zona V – 0.75
    zona VIII -1.25
  • oppure per N-1 (a mio avviso preferibile) se si usa la diluizione 1+1+10 i.e. 200 iso
  • prebagno di stabilizzazione 2’
  • sviluppo 20’ con 30” di agitazione iniziale poi ogni 2’ con 3 rovesciamenti di tank.
  • Il densitometro fornisce b+v 0.14 e queste letture reali
    zona I – 0.08
    zona V – 0.79
    zona VIII – 1.14
    zona IX – 1.26

Gli stessi fotogrammi passati su uno scanner 4870 Photo a 1600 dpi confermano le peculiarità individuate con l’ingranditore ed il file proveniente dallo sviluppo al metolo risulta molto nitido senza applicare alcuna maschera di contrasto.

Scansione a 1600 dpi del fotogramma sviluppato in rodinal. Pixel reali
Scansione a 1600 dpi del fotogramma sviluppato in rodinal. Pixel reali
Scansione a 1600 dpi del fotogramma sviluppato in FX1. Pixel reali
Scansione a 1600 dpi del fotogramma sviluppato in FX1. Pixel reali

Questo sviluppo risulta eccellente e l’accoppiata con la pellicola giapponese fornisce ottimi risultati (non trascurabili i 200 ISO dell’indice di esposizione, in pratica un raddoppio di densità in ambiente N-1!!!) ma visto il modo con cui l’ FX1 restituisce gli annerimenti é opportuno procedere a test personali: si noti come aumentando diluizione e tempo di sviluppo si sia mantenuto l’annerimento in zona VIII, anzi compensato e portato in zona IX, mentre il grigio medio è salito leggermente. Dal momento che questo bagno è nato per essere agitato meno del normale è necessario porre molta attenzione al modo con cui si agita, per evitare difetti ed irregolarità e ovviamente al tempo di trattamento a cui reagisce prontamente.
I nigliori risultati si ottengono su cavalletto o con tempi veloci per evitare il micromosso, con ottiche multicoated e apocromatiche; non consigliato per il ritratto di umani in età puberale.

damiano bianca

Settembre 2004

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