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Storia della fotografia

11 Maggio 2001

Storia della fotografia. Prima parte
Le notazioni storiche che seguono considerano le conoscenze ed i fatti che determinarono l’invenzione della fotografia: da allora le basi su cui poggia non sono cambiate anzi hanno generato un sistema; per questo motivo le innovazioni introdotte dal digitale non costituiscono una vera e propria rivoluzione, semplicemente sostituiscono il supporto che cattura la luce come è successo altre volte nel passato, ad esempio dal collodio umido alla gelatina secca; queste forme di evoluzione tecnologica producono una serie di cambiamenti importanti nella fruizione, nella destinazione d’uso e nei contenuti, ma senza alterare il sistema scrittura con la luce (fotografia).

Le conoscenze che portarono al l’invenzione della fotografia

Il procedimento venne messo a punto nella prima metà dell’ottocento; il carteggio fra personaggi emblematici, l’analisi delle cronache, la presentazione dei brevetti, ha permesso di definire date certe e paternità. Nei paesi di lingua inglese l’apparecchio fotografico viene comunemente detto camera, e tale termine viene ormai adottato dai fotografi di tutto il mondo; esso deriva da un principio di fisica: la camera obscura.

il principio della camera obscura
camera obscura



Una stanza immersa nell’oscurità,in cui si apre un foro circolare, consente di osservare sulla parete opposta l’immagine capovolta del sole


Il termine viene considerato da alcuni una voce dotta, ma è opportuno mantenere la distinzione fra l’antenata dell’apparecchio fotografico e una qualunque stanza priva di illuminazione. Il principio fu intuito da Aristotele osservando un’eclissi solare e fu successivamente descritto dallo scienziato arabo Alhazen, vissuto a cavallo dell’anno Mille: una stanza immersa nell’oscurità, in cui si apriva un foro circolare, consentiva di osservare sulla parete opposta l’immagine capovolta del sole; nei secoli successivi fu menzionata da astronomi e filosofi, tra cui Bacone e l’Arcivescovo di Canterbury, Peckham . Naturalmente essa consente di osservare anche altri oggetti anteposti al foro, purché fortemente illuminati, e se viene ridotta alla dimensione di una scatola, l’immagine può essere vista dall’esterno sostituendo la parete di fondo con uno schermo traslucido, ad esempio un vetro smerigliato o un pezzo di carta semitrasparente. Affinché l’immagine sia nitida il foro deve essere molto piccolo e viene appunto definito stenopeico.

il foro stenopeico
il foro stenopeico
foro allargato
foro allargato
uso della lenteuso della lente
uso della lente

Nello schema l’albero è illuminato dal sole, i raggi vengono riflessi da ogni singolo punto in tutte le direzioni ed ipotizzando un forellino tanto piccolo da lasciar passare solo un raggio di luce fra i tanti riflessi da ogni pumto, si potrà intercattare sullo schermo traslucido un solo raggio per ogni singolo punto: l’immagine è capovolta e speculare. L’immagine appare tanto più nitida quanto più piccolo è il foro,ma ciò la rende sempre meno luminosa; il contrario accade se si allarga il buco poichè ogni punto del reale viene intercettato più volte sul piano del virtuale. La lente permise di aumentare la luminosità senza perdere nitidezza. L’oggetto è il fondamento della fotografia e spiega una cosa lapalissiana che un fotografo non dovrà mai dimenticare anche utilizzando la macchine più raffinate e sofisticate, pena insuccessi o peggio ancora risultati scadenti: un oggetto riflette la luce da cui è colpito ed è fisicamente “questa” luce a scrivere l’immagine.

Giambattista della porta autore
Giambattista della porta autore del “Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium” del 1558


Nel rinascimento il mondo dell’arte si appropriò dell’oggetto: Leonardo la descrisse nel Codex Atlanticus, ma fu Giovan Battista Della Porta nella prima edizione del “Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium” del 1558 a diffonderne la conoscenza suggerendone l’uso ai pittori; Gerolamo Cardano propose di rendere l’immagine più nitida applicando una lente all’orifizio e Daniele Barbaro mise a punto quello che oggi chiamiamo diaframma. Nel ‘600 matematici ed eruditi tedeschi trasformarono la camera obscura in una scatola dall’aspetto sempre, più familiare e nel ‘700, questo strumento ottico all’epoca curioso e divertente, assunse forme e dimensioni disparate, parte superiore della torre di Castle Hill ad Edimburgo, tascabile, da passeggio o semplicemente da studio. Il Canaletto ne fece ampio uso, ed al museo Correr di Venezia è conservata una camera Obscura che gli appartenne, dotata di obiettivo e schermo in vetro smerigliato.

camera obscura da campo
camera obscura da campo

Camera obscura trasportabile, dotata di uno specchio che consente di raddrizzare l'immagine. 

E' l'antesignana delle moderne reflex. Il box posteriore scorre all'interno di quello con 

l'obbiettivo, consentendo la messa a
camera obscura trasportabile

camera obscura da studio

Sostanze fotosensibili

La luce, in particolare quella solare, produce cambiamenti su molte sostanze, ad esempio la mela posta sul ramo assolato matura prima di un’altra in ombra, e la stessa mela presenta colorazioni diverse in zone con diversa esposizione, la pelle si abbronza, alcune resine induriscono, i capi colorati sbiadiscono. Se fotografia sta per scrittura con la luce (della luce) allora si può lasciare un segno anche sulla buccia di una mela durante la sua maturazione semplicemente interponendo fra sole e frutto un elemento opaco, e ciò sarà fotografia a tutti gli effetti, così come lo è il segno lasciato dal costume sul corpo di un bagnante; sintetizzando ciò che conta è un materiale fotosensibile ed una sorgente luminosa.

mela sul ramo con negativo
mela sul ramo con negativo




stampa bio sulla mela
stampa bio sulla mela

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